Omelia dell’arcivescovo Mazzocato nelle esequie di don Riccardo Floreani
Cari fratelli e sorelle,
don Riccardo Floreani è tornato nella sua chiesa di Bugnins e tra i suoi fedeli per essere accompagnato al suo incontro finale con Dio. Si era rassegnato a staccarsi dalla sua comunità cristiana solo quando la malattia e la debolezza dell’età avevano piegato anche la sua fibra robusta e la sua forte volontà. Al momento di entrare alla Fraternità Sacerdotale di Udine, don Riccardo mi aveva confidato un unico desiderio: rimanere ancora, a pieno titolo, parroco di Bugnins e Straccis, anche se doveva essere assente per motivi di salute; desiderava, infatti, tornare tra i suoi cristiani per festeggiare con loro lo straordinario traguardo di 60 anni di ininterrotto ministero pastorale. Si era rasserenato, pur nella sofferenza del distacco, quando lo avevo confermato parroco, chiedendo di assumersi l’impegno di amministratore parrocchiale al Vicario foraneo, mons. Ivan Bettuzzi al quale esprimono un sincero grazie unitamente agli altri sacerdoti che nel tempo hanno offerto il loro servizio.
Ero rimasto colpito e commosso dalla richiesta di don Riccardo perché sentivo che esprimeva tutto il suo cuore. Era il cuore del buon pastore che non ha altro posto in cui vivere se non in mezzo al suo gregge e che rimane fedele ai suoi fedeli fino alla fine. Dopo i primi anni di sacerdozio vissuti come vicario parrocchiale a Biauzzo, nel 1956 don Riccardo è stato nominato parroco di Bugnins e Straccis e vi è rimasto fino alla fine, con alcuni anni di servizio pastorale anche a Iutizzo. Desiderava morire parroco, fedele alla sua comunità cristiana come lo sposo alla sposa, e Dio lo ha esaudito.
Per ricordare che cosa ha donato don Riccardo ai suoi cristiani e a tutta la parrocchia potreste intervenire in molti, portando un lungo elenco di edificanti testimonianze. Ci potranno essere le occasioni per farlo come segno di riconoscenza verso questo amato e stimato pastore. Questo è il momento per ricordarlo a Dio Padre con la nostra preghiera perché lo accolga come un sacerdote che ha incarnato in mezzo ai fratelli il cuore di Gesù, Buon Pastore.
Don Riccardo ha vissuto fino in fondo con il suo popolo e per il suo popolo avendo come prima preoccupazione la vita spiritale dei cristiani a lui affidati e di tutta la comunità. Ci lascia in eredità una profonda testimonianza di fede e di spiritualità che ha cercato di trasmettere a tutti. È stato vicino alla persone e alle famiglie cercando di aiutarle, anche, nelle loro necessità materiali come poteva essere il lavoro, la pensione per gli anziani e altri bisogni che si creavano nei momenti di difficoltà. Con la sua intelligenza viva aveva capito che una comunità cristiana e un paese non deve perdere la memoria del proprio passato, dove stanno le radici della propria fede e cultura. Si è dedicato, per questo a varie ricerche storiche con particolare attenzione al passato della chiesa madre di Pieve di Rosa.
Mi limito a questi ricordi essenziali, sufficienti per raccomandare al Signore don Riccardo come pastore che ha dato la vita per le sue pecore.
Non possiamo dimenticare nella nostra preghiera un altro suo merito: è stato per tanti anni parroco generoso perché aveva l’animo del servo fedele di cui ci ha parlato Gesù nel Vangelo.
Questo, mi sembra, il segreto più profondo della vita sacerdotale di don Riccardo. Ha dato la vita per le comunità cristiane di Bugnins e Straccis, guidandole con passione e anche con fermezza; ma non come un capo che cerca un qualche suo potere e successo, bensì come il servo fedele che mai dimentica che il gregge è di Cristo e non suo.
Ad essere servo del Signore don Riccardo lo ha imparato, prima di tutto, da Maria per la quale ha nutrito una straordinaria devozione e che è stata suo modello di vita. Lourdes, Pieve di Rosa, Straccis sono stati i luoghi prediletti in cui ha vissuto, testimoniato e insegnato la devozione alla Madre di Dio e Madre nostra. Ella è stata per lui la vera “stella del mattino” che lo ha orientato nel lungo pellegrinaggio della sua esistenza. Come Maria, “serva del Signore” anche don Riccardo non ha mai perdere la direzione che era il suo Signore e l’incontro finale con lui.
E Gesù lo ha trovato pronto ad attenderlo con la lampada della fede ben accesa. Ad un giovane che era andato a visitarlo pochi giorni prima della morte e gli ricordava la bella festa che lo aspettava a Bugnins per il 60 anni di parroco, don Riccardo serenamente ha risposto: «La festa la farò in cielo». Con la nostra preghiera, intrisa di tanto affetto e riconoscenza, noi tutti vogliamo partecipare a questa festa a cui siamo certi che Gesù ha già accolto don Riccardo: «Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli».
Nella prima lettura abbiamo ascoltato l’invito di San Paolo a fissare lo sguardo sulle cose invisibili e non fermarsi a quelle visibili perché: «Le cose visibili sono di un momento, quelle invisibili invece sono eterne».
Lungo tutta la sua esistenza sacerdotale don Riccardo, guidato dalla fede e da Maria, ha tenuto il cuore aperto sull’Invisibile, ora contempli a faccia a faccia Gesù, suo Signore. E interceda per noi perché manteniamo l’orientamento della vita che lui ha insegnato e arriviamo dove ci attende con Maria e i Santi.
Chiesa parrocchiale di Bugnins, 7 marzo 2016